lunedì 7 settembre 2015

GRA-IL PIANETA ANULARE


Le cose non nascono forse mai per caso. Ma se questo blog nasce quando a Roma e nei suoi dintorni sono le 3.18 di un sabato di fine estate, mentre qui a Buenos Aires(dove ora vivo) sono le 22.18 di un venerdì di fine inverno, è perché semplicemente è scoccata una scintilla, un qualcosa che mi ha spinto a riprendere in mano un'idea, un'ispirazione che era rimasta sepolta dentro i miei pensieri. Cosa me ne importa del Gra, del Grande Raccordo Anulare, se adesso vivo a 11.000 km e più da quel luogo, struttura, autostrada, raccordo stradale? Non lo so, non credo che serva una risposta e forse a volte non è neanche lecito domandarsi troppo.
Senza dubbio è un modo per rimanere vicino con il cuore e con il pensiero a Roma, alla realtà nella quale sono cresciuto e per rimanerne consapevole. Una scorciatoia per non perdere di vista una parte della mia vita che non credo riuscirò mai veramente ad abbandonare. Perché il Raccordo o il Grande Raccordo Anulare? Perché è una frontiera forse, perché è un territorio fermo e stabile a un tempo, in continuo movimento in un altro. Un vortice? Un otto volante? A volte mi piace immaginarlo come una specie d'astronave che si è posata sulla vita di migliaia e poi milioni di persone, inghiottendo la dinamica delle loro giornate, sia per quelli che lo attraversano, sia per coloro che invece lo osservano, dal balcone di una casa, da un parco o mentre chiudono la cassa di un bar o di un negozio di lampadari.





UNA QUESTIONE DI TERRITORIO

Quando il bambino era bambino, 
era l'epoca di queste domande.
Perché io sono io, e perché non sei tu? 
Perché sono qui, e perché non sono lí? 
Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio

Questo stralcio del poema di Peter Handke prestato alla genialità di Wim Wenders per il film Il Cielo Sopra Berlino ha a che vedere con la risposta che cerco di dare con questo blog, o forse una delle molteplici risposte che cerco. Dove inizia e dove finisce il Grande Raccordo Anulare? Cosa rappresenta veramente per i romani o per chi lo vede? Qual'è il rapporto dei romani e degli esseri umani urbani con lo spazio di Roma e delle città dove vivono? Come lo affrontano, come lo vivono, come lo immaginano, come lo sognano? Come lo vedevano quando erano bambini e non conoscevano la geografia di questo spazio che circonda Roma e quella della città stessa? I romani conoscono le zone limitrofi al Raccordo, sia quelle adiacenti alla carreggiata interna che a quella esterna? Conoscono in generale tante zone della città?





Quel che è certo è che quando ero un bambino non potevo guidare un'automobile o un motorino e fino all'adolescenza la possibilità di muovermi in modo indipendente erano limitate. Non so se per tanti altri è stato così nella loro infanzia, ma se ricordo la mia idea di geografia mentale della città, non avevo assolutamente idea di 'dove fossero i posti': scuola mia era lì e ci si andava, così la casa dei miei vari amici. Magari uno conosceva i nomi di vie, piazze, quartieri, ma il fatto di non arrivarci soli in qualche modo limitava la capacità di pensare a dove collocarli. Credo che ancora oggi se a tanti di noi chiedessero di disegnare su un foglio bianco un abbozzo di planimetria della città di Roma, probabilmente ci troveremmo in grande difficoltà. Una cosa è il GRA, un'altra in effetti è il Comune di Roma, uno dei più grandi in Europa, se non il più grande, giacché accoglie nel suo seno anche Ostia e altre zone del litorale. Ma non è solo questa porzione del territorio sudoccidentale dell'area metropolitana romana ad ingarbugliare il modo in cui pensiamo a cosa c'è dentro Roma o cose ne resta fuori. Lo stesso Raccordo, se da un lato nacque con l'idea di delimitare Roma intersecando le numerose consolari che da essa partono e arrivano, dall'altro è stato motore di un'espansione della città a volte incontrollata e selvaggia.




QUELL'IMMAGINE CHE FU UNO SCHOCK: LA MIA APPIA ANTICA NEI PRESSI DEL GRA

Ognuno ha un'immagine o un campione d'immagini del Grande Raccordo Anulare nella sua mente e nel suo inconscio, così come di qualsiasi oggetto o concetto con cui interagisce. Se penso al Raccordo una delle primissime visioni che ho è questa.


Sono immagini che ai più magari non diranno molto. La qualità non è delle migliori, va ammesso, ma è quanto di meglio ho potuto reperire per rendere meglio l'idea. Questa è l'immagine che mi viene in mente del Grande Raccordo Anulare, quando questo tagliava in due l'Appia Antica, rompendone la continuità in modo irrimediabile e impedendo il suo attraversamento. Sono fotogrammi del documentario 'GRA-Il Pianeta Anulare', andato in onda a puntate sulla RAI nel 1985, scritto e diretto da Carmine Amoroso e Ada Guglielmucci, da un'idea di Ugo Pirro e dal cui titolo questo blog trae ispirazione.


Ecco un'altra foto che forse rende meglio l'idea. Tratto dall'archivio della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma(SSBAR), questo scatto- datato 1970 -ci da un' idea più chiara del panorama di ciò in cui si imbatteva l'automobilista/motorista/ciclista/pedone fino all'estate del 1999: l'Appia Antica per chi veniva da Roma moriva lì....il resto dell'antica consolare per coloro che non erano dotati di automobile o motocicletta era una specie di terra incognita e misteriosa. La segnaletica stradale riporta lo STOP e la SVOLTA OBBLIGATORIA A DESTRA dove il GRA corre oggi come allora verso l'uscita 24, quella dell'Ardeatina, che porta verso la Cecchignola, l'Ardeatino e Roma '70 per chi esce allo svincolo verso il centro e verso il Divino Amore, Santa Palomba e Ardea per coloro che prendono l'uscita in direzione esterna alla città.

L'APPIA E IL GRA: LIBERO RACCONTO DI UNA CONTRADDIZIONE 

Ritorna la metafora dell'astronave posatasi all'improvviso sulla vita di tanti uomini, donne, cittadini, ma anche su un paesaggio con tanti esseri vegetali e animali violentati senza preavviso da quella colata di cemento. Ritorna anche un po' Berlino, menzionata prima con il film di Wim Wenders, perché come il famigerato Muro che divise in due la capitale tedesca, anche il Grande Raccordo Anulare in quella zona di mondo e di Roma si frappose forse tra i sogni di generazioni di bambini che correndo a piedi e in bici volevano solo respirare aria di libertà e che invece dovettero fermarsi di fronte all'incedere quasi marziale e apparentemente ineludibile di quello che- a volte senza pensarci troppo- gli esseri umani tendono a definire progresso.


Eccolo quell'ostacolo, quel 'muro', quella barriera che ruppe il mio viaggiare e chissà di quanti altri verso la 'scoperta'. Nella foto precedente del 1970, la segnaletica come visto invitava alla svolta obbligatoria. Ma in anni successivi secondo quello che ricordo attraverso l'aneddotica dei miei famigliari e vicini, l'accesso al GRA dall'Appia Antica da un certo anno in poi ERA TEORICAMENTE VIETATO, poiché non esisteva un vero e autentico svincolo dal quale effettuare l'immissione sull'arteria circolare. Non possiedo fonti fotografiche o documentarie che possano confermare o smentire questa tesi. Quel che è sicuro è che in entrambi i sensi l'Appia Antica aveva libero accesso al Raccordo, poiché nessuna autorità si è mai assunta il compito di sbarrarla, né per coloro che provenissero dal Centro, né tanto meno per quegli automobilisti che provenissero da Ciampino o Fioranello.


Dal forum del sito Roma Sparita sono riuscito a recuperare questo vecchio stralcio di un articolo del Corriere della Sera risalente al 1966, epoca di boom economico, di cui la Cinquecento che si vede raffigurata nell'immagine fu uno degli emblemi. Nel riquadro sotto l'immagine si fa riferimento alla pericolosità dell'incrocio Appia-GRA, collocato al km 48,400 del Raccordo: il testo pone in particolare l'accento su una preoccupante statistica risalente al 1965, con 19 incidenti di cui 2 mortali avvenuti tra detta intersezione e lo svincolo con l'attuale uscita 23, quella che porta all'Appio San Giovanni in direzione centro e verso i Castelli in direzione esterna. Dubito che lo stillicidio si sia fermato al 1965, perché se l'archivio SSBAR prima visto non mente, nel 1970(cinque anni dopo) la segnaletica consentiva  il transito, che è rimasto una pratica diffusa fino al 1999, e negli anni 80' conobbe il suo apogeo come dimostra questo video tratto dal già menzionato documentario GRA-Il Pianeta Anulare, da cui ho preso il nome per il blog( vedansi i fotogrammi tra i 44 e i 48 secondi per osservare l'immissione di un auto).






  Ora, una delle immagini più vive che ho della vecchia intersezione Appia Antica-Raccordo è un cartello verde che segnalava la prossimità della grande arteria circolare ed uno(non ricordo se sotto o a fianco) in cui SEMPRE SU SFONDO VERDE vi era la scritta Appia Antica in bianco MA CON IL SEGNALE DI SBARRAMENTO IN ROSSO SOVRAPPOSTO. O forse era semplicemente questa la segnaletica che ricordavo?


Quest'immagine è tratta dal sito/blog 'I Balordi Metropolitani-Scorci di Roma Scomparsa (http://ibalordimetropolitani.weebly.com/quando-lrsquoappia-antica-veniva-interrotta-dal-gra.html ), una pagina di nostalgici che hanno scelto di condividere attraverso immagini ed aneddoti ricordi di aspetti che caratterizzarono a un tempo la Città Eterna. L'Appia Antica interrotta dal GRA è evidentemente stato anche per i tre ragazzi ideatori del blog una sorta di scempio mitologico del panorama di Roma. Un affronto alla vista e soprattutto alla libertà del movimento poco tollerabile. Secondo quanto riportato in detta pagina, lo scatto a colori di cui sopra sarebbe un fotogramma di un filmato con videocamera del 1992. Ciò significa quindi che nei primi anni '90( e molto probabilmente quindi fino al sotterramento del GRA) la svolta sul Raccordo non solo era tollerata, ma era oltretutto consentita a norma di codice della strada. Il cartello verde con sbarramento in rosso che ricordavo non riguarda indicazioni circa l'Appia Antica, bensì indica l'interruzione dello stesso raccordo anulare: in prospettiva lo si può vedere a sinistra dei due cartelli di 'stop' e 'svolta obbligatoria a destra', posto fisicamente aldilà del guard rail sul versante opposto dell'antica consolare, sulla destra dell'imbocco in direzione Fioranello- Ciampino-Frattocchie.

Ma ecco delle foto che invece forse ci spiegano in sequenza prima la leggerezza con cui fu presa la decisione di far passare il Raccordo in quel punto; quindi la frequenza stessa degli incidenti a cui si faceva cenno con il ritaglio di giornale.

Certezze al riguardo non ve ne sono, ma nel forum di Roma Sparita si fa riferimento a questa foto come all'incrocio tra Appia e Raccordo. Prendiamo per buona l'affermazione dell'utente che l'ha postata, ma ad una condizione: questa foto dev'essere stata scattata prima del 1960, cioè prima che venissero intrapresi i lavori di ampliamento del GRA in coincidenza con i Giochi della XVII Olimpiade, opere che prevedevano tra le altre cose la costruzione di una seconda corsia per senso di marcia. Osservando la foto, la sede stradale che taglia in perpendicolare pare a prima vista troppo ristretta per trattarsi del Grande Raccordo Anulare, almeno del Raccordo che siamo abituati a vedere da quarant'anni a questa parte. Eppure nei suoi albori(agli inizi degli anni 1950) il GRA era una strada con solo una corsia per senso di marcia, come oggi la Prenestina, l'Ardeatina o la Nettunense. I pini marittimi(dovrebbero essere quelli, ma ogni correzione al riguardo è ben accetta) sembrerebbero coincidere con quelli presenti in altre foto di altre epoche. Nella foto vi è un cartello di DARE PRECEDENZA che può assolutamente essere coerente sia con un Raccordo a due corsie complessive(una per senso di marcia), sia con l'idea stessa di intersecare l'Appia Antica con tale arteria. Se infatti il GRA fosse rimasto quello degli anni '50, che differenza sostanziale ci sarebbe stata allora tra il suo passaggio sull'antica consolare rispetto a quello di direttrici come Tor Carbone/Erode Attico, Torricola/Casal Rotondo o Fioranello/Via dell'Aeroscalo, che ancora oggi passano sull'Appia? Direi in effetti nessuna. Coloro che progettarono la grande circonvallazione a partire dalla fine degli anni '40,  probabilmente non immaginavano che dopo il disastro del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale l'Italia avesse conosciuto un'impennata come quella del boom economico. Quindi non lo progettarono con l'idea di una strada in linea con la motorizzazione di massa che caratterizzò il paese a partire dagli anni '60 e che già andava prendendo piede sul finire dei '50. Una volta poi che si dovette procedere all'adeguamento del Raccordo al crescente aumento della circolazione di veicoli, allora non fu presa in considerazione nessuna alternativa se non quella di rubare ulteriori metri all'Appia Antica e di allargare la carreggiata, rendendo l'attraversamento un'operazione inutilmente rischiosa per sé stessi e gli altri automobilisti.



In questa foto(sempre dei 'Balordi Metropolitani') lo sbocco dell'Appia Antica sul GRA è visualizzato direttamente dall'arteria stradale: carreggiata interna o esterna? Occhio e croce direi l'interna, con lo sbocco della Regina Viarum sulla destra che dovrebbe quindi corrispondere a quello del tratto proveniente da Porta San Sebastiano. L'immagine non è del tutto soddisfacente. Si vedono all'altezza dell' immissione quattro cartelli a freccia: il primo dall'alto in basso sicuramente è verde e sembra indicare proprio il Grande Raccordo Anulare; gli altri tre sembrano invece rivolti verso il centro, ma francamente mi è difficile poter scorgere cosa indichino. Come si può inoltre notare non è ancora presente il guard rail come negli anni '80 e '90. Gli opposti sensi di marcia-come si osserva nell'immagine- sono infatti separati da una serie di siepi collocate in funzione antiabbagliante. Proprio all'altezza dell'Appia Antica si può notare una discontinuità tra le suddette siepi, quasi a voler ancora favorire la possibilità, per chi percorresse l'antica consolare, di attraversare il Raccordo Anulare e proseguire il proprio viaggio in un senso o nell'altro. Se ciò era immaginabile nell'ambito di un GRA con una corsia per senso di marcia, nel quale impegnare la carreggiata era plausibile, era invece ASSOLUTAMENTE INIMMAGINABILE E FOLLE pensare a un simile azzardo su di un Raccordo a quattro corsie, quasi con le caratteristiche di un'autostrada. 
Conoscendo l'utilizzo fatto negli anni dell'Appia Antica dalla classe politica italiana con le sue auto blu, possiamo forse arrivare anche alla ragionevole conclusione che l'Appia Antica, seppur rappresentava con il suo sbocco un pericolo per la sicurezza della circolazione sul GRA, non fu mai veramente regolamentata in modo preciso e serio per lasciare a deputati e senatori residenti in zona la possibilità di una scorciatoia in fretta verso o dagli aeroporti.


Vale infatti la pena ricordare che il manto stradale dell'Appia Antica a quell'altezza non era affatto simile a quello presente al giorno d'oggi. 

Notevole davvero la differenza. Nel primo fotogramma sopra- tratto sempre dal documentario di Amoroso-Guiducci 'GRA-Il Pianeta Anulare' 1985- la sede stradale appariva soffice e liscia, quasi fosse una gomma da cancellare della Staedtler; nella seconda foto si osserva com'è il fondo stradale oggi, ripavimentato con i classici sampietrini. Non era certo un caso: l'Appia Antica di oggi è ormai concepita in quel tratto per passeggiate pedonali e cicloturistiche; quella del fotogramma anni '80 con fondo stradale totalmente coperto dal cemento era perfettamente funzionale al traffico automobilistico ed incentivava i potenti residenti dell'area ed altri utenti ad utilizzarla come cammino alternativo o principale verso il GRA.



Oggi si presenta così la vecchia intersezione, con il GRA che transita in una galleria lunga 1200 metri, con 16,70 metri di larghezza alla base e 9 metri di altezza, secondo quanto indicava in una relazione speciale sui lavori nel maggio 2001 l'ingegnere Michele Minenna, tra le altre cose Direttore dell’Ufficio Speciale Infrastrutture per il Giubileo del 2000 (http://www.minenna.it/michele/gra.pdf)


Disegno riguardante le modifiche apportate alla ferrovia Roma-Formia-Napoli dopo l'interramento del GRA: con il passaggio nelle gallerie sotterranee e la creazione del terrapieno, per non compromettere il servizio della linea si è reso necessario elevare la sede ferroviaria con l'inserimento di 2 monoliti, ciascuno di dimensioni di mt.18,80 x 10,75 x 45,00


Questi sono ulteriori disegni e grafici rinvenibili nel PDF di quella relazione presentata dall'ingegner Minenna, personaggio dal passato alquanto controverso visto che ha subito un fermo per infiltrazioni mafiose negli appalti della Salerno-Reggio Calabria, autostrada di cui ha diretto i lavori in tappe successive e che ha subito una condanna in via definitiva per abuso d'ufficio mentre dirigeva i lavori per la Tangenziale di Lecce 
1(http://archiviostorico.corriere.it/2003/aprile/12/Figli_cugini_nipoti_alla_corte_co_0_030412090.shtml) 
2 (https://fenjus.wordpress.com/2011/10/12/un-condannato-ai-vertici-dellanas-fara-la-nuova-autostrada/) 

Ma aldilà dell'aspetto nebuloso di chi è stato dietro all'evoluzione del GRA, e in particolare del recupero della continuità dell'Appia Antica, quest'ultima è stata un'opera necessaria e che ha dimostrato che non sempre con l'avanzare del tempo l'umano tende a rovinare maggiormente l'ambiente e il paesaggio. A volte invece andando avanti si può porre rimedio ad errori macroscopici, come definitivamente lo fu quello di tagliare in due la Regina Viarum, anche se come visto sopra, all'inizio il danno non sembrava grande, perché il Raccordo non era un'autostrada ma una direttrice di circonvallazione dalla larghezza trascurabile.


Certo, riflettendoci bene non so se al netto di questo passo avanti, se ne sia fatto qualcuno indietro togliendo tutta la terra necessaria per scavare le gallerie del sottopasso, "le più grandi del mondo" come le definivano prima del 2000, dotate di 3386 lampade, 48 ventilatori per un totale di 372 chilometri di cavi elettrici.




Quel che è certo è che l'Appia Antica, nonostante gli atavici problemi di abusivismo edilizio che ancora si porta dietro, oggi è percorribile da Porta San Sebastiano a Frattocchie senza interruzioni. Non che siano mancati anche momenti storici e leggendari vissuti dall'Appia Antica nell'epoca della sua divisione(ne parleremo...), ma riaverla così è stato un sogno realizzato per migliaia di persone. Quella prima volta che la mia corsa a piedi si arrestò di fronte al correre e rombare delle macchine  e degli autotreni del Grande Raccordo Anulare sembrava che dovessimo arrenderci di fronte al progresso. Per fortuna mi ero sbagliato....








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